domenica 5 aprile 2009

Domenica delle Palme "de Passione Domini"

La liturgia di questa domenica potrebbe apparire un tantino incoerente, se non addirittura contraddittoria. Nella prima parte (la processione) commemoriamo l'ingresso trionfale di Gesú a Gerusalemme; nella seconda parte (la messa) rievochiamo la passione del Signore. All'entrata di Gesú nella Città Santa udiamo le folle acclamare: "Osanna!"; di fronte a Pilato, quelle stesse folle gridano: "Crucifige!".

Eppure c'è qualcosa che accomuna i due momenti. Quando Gesú entra in Gerusalemme le folle gridano: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!" (Gv 12:13). Quando Gesú compare davanti a Ponzio Pilato, questi gli chiede: "Sei tu il re dei Giudei?"; poi domanda alla folla: "Volete che vi rilasci il re dei Giudei?". I soldati, nel pretorio, salutano Gesú dicendo: "Salve, re dei Giudei!". L'iscrizione sulla croce recita: "Il re dei Giudei". I sommi sacerdoti e gli scribi, ai piedi della croce, si fanno beffe di lui: "Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce perché vediamo e crediamo" (Mc 15, passim). Al di là dell'apparente contrasto, Gesú si presenta a noi, nell'uno e nell'altro momento, come il Re.

Ed è proprio questa rivendicazione che provoca la sua morte. Gesú non viene ucciso perché era un rabbi; neppure perché era un profeta, come si direbbe oggi, un "profeta scomodo". Gesú viene ucciso perché le folle lo hanno riconosciuto come Re. Nel vangelo di Luca, l'ingresso di Gesú a Gerusalemme è immediatamente preceduto dalla parabola delle mine: "Non vogliamo che costui regni su di noi!" (Lc 19:14).

Non so se avete notato che nel vangelo (e nella storia) Cristo viene perseguitato sempre e solo quando rivela la sua regalità. A cominciare dalla sua nascita, quando giunsero alcuni magi da Oriente alla ricerca del re dei Giudei. Ciò è proseguito attraverso i secoli, fino ai nostri giorni, quando le piú feroci persecuzioni contro la Chiesa si sono avute proprio nel momento in cui questa rivendicava il diritto di Cristo a regnare nel mondo. La maggior parte dei martiri del XX secolo sono morti al grido di: "Viva Cristo Re!". Tutte le volte che gli uomini riconoscono in Gesú il loro Re, questi viene perseguitato e ucciso. È il mistero della regalità di Cristo, che non si realizza fra i trionfi del mondo, ma nell'ignominia della croce. "Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12:32).