lunedì 3 agosto 2009

Cristianesimo e Islam #2

La settimana scorsa in Nigeria; questi giorni in Pakistan. Le violenze dei musulmani contro i cristiani sembrano moltiplicarsi. Qualcuno potrebbe persare: c’è da meravigliarsi? È sempre stato cosí, e sempre lo sarà.

Torno sull’argomento “Cristianesimo e Islam”, perché qualche lettore, che pure mi legge regolarmente e si trova in genere d’accordo con quanto scrivo, quando incomincio a parlare di Islam, fa fatica a seguirmi. Posso anche capire il motivo: la mia posizione in materia è difficilmente inquadrabile negli schemi correnti di destra/sinistra, progressista/conservatore. Secondo tali sbrigative schematizzazioni chi è — o meglio, appare — di destra, dovrebbe purte essere per lo “scontro di civiltà”, su cui ha insistito per anni la propaganda americana. Ho già detto in altra occasione che io in questa destra secolarizzata, postmoderna e neocon non mi ci ritrovo affatto. Preferisco andare per la mia strada, infischiandomene della destra e della sinistra (che sono etichette del tutto sorpassate) e cercando di guardare alla realtà, per quanto mi è possibile, con obiettività.

Anche nel caso presente, non posso chiudere gli occhi dinanzi alla realtà. Non posso negare che ci siano dei cristiani che vengono perseguitati dai musulmani. Purtroppo, personalmente, non posso fare nulla per evitare queste tragedie, se non pregare per le vittime e per i loro carnefici. Se i governi e gli organismi internazionali possono fare qualcosa di piú sul piano diplomatico, ben venga. Quel che mi rifiuto di fare è di pensare: 1) che è sempre stato così, e sempre lo sarà; 2) che sia inevitabile uno “scontro di civiltà”.

Innanzi tutto, sul piano storico, non è vero che è sempre stato cosí. È vero che l’Islam ha conquistato molti territori dell’Asia e dell’Africa precedentemente cristiani; è vero che prima gli Arabi e poi i Turchi hanno cercato di conquistare anche l’Europa (in parte riuscendoci); ma non è vero che essi volessero la morte o la conversione forzata dei cristiani. L’Islam crede che la terra appartiene ad Allah, e perciò deve essere a lui sottomessa. Quanto ai popoli che la abitano, se pagani, devono essere convertiti; se cristiani o ebrei, possono continuare a professare la loro religione (pagando un tributo). Per questo motivo, nel mio precedente post scrivevo che l’Islam “è sempre stato piuttosto tollerante”. Allora, come mai i cristiani sono quasi scomparsi dai territori arabi? Non perché siano stati uccisi o costretti a convertirsi, ma semplicemente perché essi stessi hanno preferito convertirsi piuttosto che pagare il tributo. L’Europa meridionale invece, che pure è stata dominata dagli arabi per alcuni secoli, è rimasta cristiana. Ma anche in Medio Oriente, prima sotto il dominio arabo e poi sotto quello turco, sono rimaste a lungo fiorenti numerose comunità cristiane: ortodossi bizantini, armeni, maroniti, caldei, ecc. Per secoli musulmani, ebrei e cristiani hanno convissuto, certamente fra mille tensioni, ma senza scannarsi a vicenda. È stato solo in epoca moderna, con la fine dell’Impero Ottomano, che sono incominciate le varie “pulizie etniche”: l’espulsione dei Greci dal Ponto, il genocidio degli Armeni, le guerre civili libanesi, quello che sta accadendo oggi ai cristiani in Terra Santa e in Iraq. Ripeto, questi fenomeni, non appartengono alla tradizione dell’Islam. Appunto per questo dobbiamo analizzare tali fenomeni con estrema attenzione, per cercare di capirli, prima di mettere la lancia in resta e partire per una nuova crociata.

Da parte mia, ho cercato di dare una spiegazione. Non pretendo di aver ragione: è solo un tentativo di capire che cosa sta avvenendo. Sono pronto ad accettare qualsiasi spiegazione alternativa. Dicevo nel mio post che, secondo me, il fanatismo islamico può essere spiegato “come una forma di reazione a un supposto attacco, una forma di autodifesa, quanto si vuole irrazionale ma comprensibile, della propria civiltà”. Ho l’impressione che l’Islam si senta assediato dall’Occidente; si rende conto della propria debolezza, sa che il sistema di vita occidentale potrebbe travolgerlo; e perciò si difende, spesso facendo ricorso alla violenza (ripeto che il “terrorismo” in questo discorso non c’entra nulla; è un fenomeno diverso, che andrebbe trattato a parte).

Si tenga conto anche di un altro fattore, che spesso sfugge a noi occidentali. In Occidente, solitamente, mentre abbiamo l’impressione che l’Islam stia avanzando inesorabilmente, abbiamo un’immagine di Chiesa ripiegata su sé stessa, in profonda crisi, in alcuni paesi in via di estinzione. Ma questa non è la realtà della Chiesa (e di altre confessioni cristiane) in altri continenti (specialmente in Asia e in Africa). Qui il Cristianesimo è una realtà estremamente viva, in piena espansione. Esso rappresenta una seria minaccia per le religioni tradizionali, che spesso si trascinano e appaiono impreparate ad affrontare la sfida della modernità. Questo spiega le leggi anticonversione in alcuni Stati e le diffuse violenze contro sacerdoti e fedeli.

Questo ci fa capire come l’Islam (alla stregua di altre religioni) non è poi cosí forte come potrebbe apparire. Ciò non significa che non esista un reale pericolo di islamizzazione dell’Europa. Ma la colpa, in questo caso, non è dell’Islam, bensí dell’Europa. È l’Europa che si sta suicidando. Prendete il problema demografico: se gli europei non fanno piú figli, è colpa dei musulmani? È ovvio che, prima o poi, il posto degli europei, nel frattempo scomparsi, verrà preso da qualcun altro. Capisco che una prospettiva del genere ci mette in agitazione; ma, a quanto pare, non modifica per nulla le nostre abitudini. La cosa non mi meraviglia piú di tanto. Sono sempre stato del parere che la grande colpa dell’Europa sia l’apostasia; e l’apostasia (“impugnare la verità conosciuta”) è uno dei peccati contro lo Spirito Santo, che non possono essere perdonati.

Dobbiamo perciò rassegnarci a vedere un’Europa islamizzata? Spero di no. La mia speranza (qualcuno la chiamerà “illusione”) è che i musulmani diventino cristiani. Solitamente si afferma che ciò è impossibile, perché l’Islam è successivo al Cristianesimo e pretende di essere la rivelazione definitiva: diventare cristiani sarebbe come un tornare indietro (come se un cristiano si facesse ebreo). Questo è un ragionamento completamente astratto che non tiene conto di un fatto semplicissimo: che il Cristianesimo è l’unica vera religione. Le religioni non possono essere giudicate solo su un piano storico, per cui quella che viene dopo è, di per sé, migliore della precedente; se noi crediamo che Gesú Cristo è il Figlio di Dio, inevitabilmente saremo anche convinti che prima o poi egli sarà riconosciuto e accolto da tutti i popoli. Come si spiega allora l’Islam, che è venuto dopo la rivelazione cristiana? Possiamo interpretarlo in due modi diversi, ripresi entrambi dalla tradizione: o come una “eresia” cristiana (cosí era considerato nel Medioevo) o come una praeparatio evangelica (come vennero considerate le filosofie pagane dai primi cristiani). Nell’uno e nell’altro caso, non si può escludere una conversione dell’Islam al Cristianesimo.

Io voglio guardare al fenomeno in corso delle migrazioni con l’occhio con cui alcuni cristiani guardarono al fenomeno delle invasioni barbariche. Ovviamente, a quel tempo, molti, legati alla civiltà romana (come noi lo siamo oggi alla civiltà europea), erano terrorizzati dall’arrivo dei barbari, perché avrebbero distrutto la civiltà romana e la religione cristiana. Ma c’era qualcuno che invece, con lungimiranza, vedeva in quel fenomeno la mano della Provvidenza. Vi cito quanto scriveva lo storico Paolo Orosio, contemporaneo di Sant’Agostino, alla fine della sua Storia:

«Quamquam si, ob hoc solum Barbari Romanis finibus immissi forent, quod vulgo per Orientem et Occidentem ecclesiae Christi Hunnis et Suevis, Vandalis et Burgundionibus, diversisque et innumeris credentium populis replentur, laudanda et attollenda Dei misericordia videretur [= se anche i barbari fossero stati introdotti nel territorio romano solo a questo scopo, perché dovunque, in Oriente e in Occidente, le chiese di Cristo si riempissero di Unni e Svevi, di Vandali e Burgundi, e di diversi e innumerevoli popoli, sembrerebbe che si debba lodare ed esaltare la misericordia di Dio]» (Historiae adversus paganos, VII, 41).

Poteva sembrare assurdo, a quell’epoca, pensare che i barbari potessero un giorno riempire le chiese. Eppure avvenne. E nacque una nuova civiltà: l’Europa, appunto. Chi ci impedisce di nutrire oggi la stessa speranza? Chi ci impedisce di sperare che le nostre chiese, disertate dagli europei, possano un giorno riempirsi di arabi, di turchi e di persiani, non perché nel frattempo quelle chiese saranno state convertite in moschee (come avvenne, ahimè, per Santa Sofia), ma perché nel frattempo quelle genti si saranno convertite a Cristo? Qualcuno dirà: Impossibile! Io non sarei cosí categorico. Gesú ha detto: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio” (Mc 10:27).