martedì 6 ottobre 2009

Calvino e il capitalismo

Il Prof. Cardini, con la consueta puntualità, ha pubblicato su Liberal un interessantissimo articolo per commemorare il quinto centenario della nascita di Giovanni Calvino.

Ho una grande stima del Prof. Cardini, per la sua cultura sterminata, per la profondità delle sue analisi, per la capacità di collegare i fatti, per il modo di semplificare e divulgare questioni spesso complesse. Ho sempre letto i suoi scritti, e ascoltato le sue conferenze, con estremo interesse. Quando ero a Firenze, in piú di un’occasione lo invitai alla Querce per intrattenere gli alunni su questioni storiche. Un vero maestro.

Anche in questa circostanza non si smentisce. Definisce Calvino come il «“vero” grande riformatore del cristianesimo e fondatore della modernità», in contrapposizione a Lutero giustamente considerato «per molti riguardi ancor medievale». Per dimostrare che Calvino fu “fondatore della modernità” Cardini fa riferimento alla nota teoria di Max Weber, esposta nel libro L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, secondo la quale il capitalismo sarebbe una derivazione del calvinismo (potete trovare nell’articolo di Cardini i dettagli di tale teoria). Una teoria indubbiamente suggestiva, che anche su di me esercitò un fascino notevole, quando ne venni a conoscenza all’Università di Bologna.

Fortunatamente per me, in contemporanea ai corsi di filosofia, dove tale teoria veniva data per scontata, dovevo frequentare corsi di storia (per poter successivamente concorrere all’abilitazione all’insegnamento della storia e della filosofia nei licei). Tra questi corsi ce n’era uno di storia medievale tenuto dal terribile (ma bravissimo) Prof. Ovidio Capitani. Ebbene tale corso monografico verteva, appunto, sulle radici medievali del capitalismo: quei «francescani “osservanti” del Quattrocento, san Bernardino da Siena in testa», ai quali fa riferimento Cardini. Tale corso fu per me assai utile, perché mi aiutò a non assolutizzare il discorso di Weber (che conserva, in ogni caso, una sua relativa validità) e a riscoprire la tradizione cattolica, che non ha nulla da invidiare al protestantesimo.

Ancora una volta, una seria storiografia dimostra che il cattolicesimo è arrivato in anticipo, e con maggiore equilibrio, a certi risultati, per sé validi, del protestantesimo. Il problema è: chi conosce tali studi, pure divulgati in Italia — come giustamente ricorda Cardini — da Amintore Fanfani? Purtroppo è diffuso fra i cattolici una sorta di complesso di inferiorità nei confronti del protestantesimo (significativo il riferimento di Cardini al sanguinario Cromwell, che nei nostri manuali di storia passa come una sorta di «pio governante-filosofo»): la propaganda protestante-illuministico-massonica ci ha fatto un lavaggio del cervello tale, che siamo convinti che la Chiesa cattolica è sempre stata (e continua a essere) retrograda, oscurantista, avversa al progresso, mentre il protestantesimo sarebbe all’origine di tutte le conquiste dell’umanità. Sarebbe ora che ci disintossicassimo un po’ da certa mentalità e incominciassimo a riscoprire la nostra storia. Ci accorgeremmo che non abbiamo nulla di cui vergognarci, ma anzi molto di cui andare fieri. Come in questo caso: se c’è qualcosa di buono nel capitalismo lo dobbiamo a San Bernardino da Siena; mentre invece sono proprio i limiti del capitalismo, che ora stanno venendo a galla, ciò che possiamo ricondurre alla sua matrice calvinista.