sabato 10 ottobre 2009

Indignazione a senso unico

C’è qualcosa che non torna. In questi anni ci hanno fatto una testa cosí con i preti pedofili. Tutti a stracciarsi le vesti per il comportamento immorale del clero: “Tolleranza zero!”, è stato lo slogan ripetuto all’infinito; “I colpevoli devono essere assicurati alla giustizia”, hanno ripetuto fino alla noia; “Non solo coloro che hanno commesso tali crimini sono colpevoli; ma anche la Chiesa che li ha coperti”; e chi piú ne ha piú ne metta.

Alla fine, ci siamo dovuti adeguare: la Chiesa ha dovuto adottare una linea piú severa nei confronti dei sacerdoti che si sono resi responsabili di reati di pedofilia e ha dovuto risarcire le vittime di tali reati. È di ieri la notizia dell’incontro dei Vescovi irlandesi con alcune vittime degli abusi (leggi qui). Mi sta tutto bene: è giusto — direi, doveroso — che la Chiesa chieda scusa per tali odiosi crimini e ne indennizzi le vittime; è giusto che chi ha sbagliato paghi. Anche se ci sono due punti che mi lasciano un tantino perplesso. Primo: come mai tanto scandalo da parte di una società completamente secolarizzata, che ha fatto della libertà sessuale la propria bandiera? Secondo: come mai in una società che insiste tanto sul valore riabilitativo della pena, non esiste alcuna possibilità di riscatto per i preti pedofili? Ma lasciamo stare: a prescindere da tutto, è giusto che in certi casi ci si muova con estremo rigore.

Capita però di tanto in tanto di imbattersi in notizie che non solo lasciano perplessi, ma destano i peggiori sospetti. È di questi giorni la notizia dell’arresto, in Svizzera, del regista Roman Polanski, reo confesso dello stupro di una ragazza minorenne nel lontano 1978. Ebbene, che cosa è successo? Non solo i suoi amici si sono indignati (leggi qui), ma addirittura il Ministro francese della Cultura, Frederic Mitterand, ha espresso “stupore” e “rammarico” per l’accaduto (leggi qui). Come se non bastasse, vengo a sapere che il sullodato Ministro, lui stesso ex-regista, nella sua autobiografia La Mauvaise Vie, ha candidamente ammesso di aver fatto turismo sessuale in Thailandia, dove amava “pagare i ragazzi per fare sesso” (leggi qui).

A questo punto non è possibile che una conclusione: la campagna moralistica contro gli abusi sessuali del clero è tutta una sceneggiata. Attenzione, non che non siano veri — nella maggior parte dei casi — i reati che vengono contestati. Il problema è che a questi signori della castità dei preti o della violenza subita da poveri innocenti, non gliene importa un fico secco; l’unica cosa che interessa loro è attaccare la Chiesa. Se fossero davvero interessati alle vittime degli abusi, si scandalizzerebbero ogniqualvolta certi crimini vengono commessi, chiunque sia il loro responsabile. Invece, a quanto pare, la cosa interessa solo quando c’è di mezzo un prete. Se ci sono di mezzo pastori protestanti, rabbini o insegnanti, non se ne parla proprio. Se poi ci sono di mezzo registi o uomini dello spettacolo, addirittura li si esalta: o diventano ministri, se viventi (Frederic Mitterand), o diventano eroi, se morti (Michael Jackson).

Da tutto ciò risulta piú che evidente che ci troviamo di fronte a una campagna volutamente orchestrata per colpire la Chiesa cattolica. Per quale motivo? Beh, potrebbe trattarsi di una generica forma di anticlericalismo che si propone la distruzione della Chiesa; oppure potrebbe trattarsi di una vera e propria “punizione” della Chiesa, per aver fatto ciò che non doveva fare. Come mai proprio nei paesi anglosassoni si è sferrato l’attacco piú violento contro il clero cattolico? Forse che i preti di altri paesi sono piú virtuosi dei loro colleghi anglosassoni? Non ci sarà qualche motivo recondito? Non sarà che certi poteri occulti si erano accorti che la Chiesa stava diventando troppo critica verso certe politiche e bisognava quindi darle una lezione?

Ma, a quanto pare, la lezione non è stata ancora imparata. Non so se avete notato, ma a questo Sinodo, di cui ovviamente nessuno parla, stanno venendo fuori cose interessanti. Innanzi tutto, l’omelia di Benedetto XVI per l’apertura del Sinodo:

«Il cosiddetto “primo” mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato» (4 ottobre 2009).

E poi l’intervento, l’altro giorno, dell’Arcivescovo di Johannesburg, Buti Joseph Tlhagale:

«Le culture dell’Africa subiscono la forte pressione del liberismo, del secolarismo e delle lobby che hanno occupato le Nazioni Unite. L’Africa affronta una seconda ondata di colonizzazione, subdola e spietata allo stesso tempo» (8 ottobre 2009).

Mah, ho l’impressione si incominci a toccare tasti proibiti... Ho la sensazione che dovremo prepararci a qualche altra campagna moralizzatrice... Questa Chiesa, a quanto pare, non vuole proprio capire...