martedì 10 novembre 2009

"Anglicanorum coetibus"

Ho letto la Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus con le Norme complementari emanate dalla Congregazione per la dottrina della fede. Ormai conoscevamo già a grandi linee il contenuto di tali documenti, per cui non provocano alcuna meraviglia. Eppure non si rimane indifferenti a leggere il loro testo ufficiale.

Il primo sentimento che ho provato è stato quello dello stupore nel constatare come la Chiesa cattolica sappia di volta in volta adattarsi alle diverse situazioni. Questo nuovo tipo di istituzione giuridica (gli “ordinariati personali”) non è prevista nel diritto canonico. Esistono già gli “ordinariati militari” (anch’essi assenti nel CJC e istituiti con speciale Costituzione apostolica), ma finora quel modello non era stato applicato ad alcun’altra categoria di fedeli.

Ora si è presentata una situazione nuova: gruppi di fedeli anglicani, con i loro pastori, hanno chiesto di essere accolti, in maniera “corporativa”, nella Chiesa cattolica. E questa che fa? Si inventa una nuova circoscrizione ecclesiastica personale apposta per loro, per venire incontro alla loro richiesta e per accontentarli nelle loro legittime aspirazioni.

L’unica condizione posta è stata: “Accettate il Catechismo della Chiesa cattolica?” Nient’altro. Una volta che si condivide la stessa fede, tutto è possibile; si trova sempre una soluzione. “Volete continuare a seguire le vostre tradizioni?”. No problem. “I vostri preti (sposati) vogliono continuare a essere preti?”. OK, verranno riordinati sacerdoti, rimanendo sposati. “I vostri vescovi vogliono continuare a essere i vostri pastori?”. È possibile: se celibi, possono essere ordinati vescovi e diventare “ordinari”; se sposati, possono essere ordinati sacerdoti, e diventare ugualmente “ordinari”; se non lo diventano, possono chiedere addirittura di usare le insegne episcopali e partecipare alla Conferenza episcopale come i vescovi emeriti.

Mi vien da dire: davvero non ci sono limiti alla fantasia! E ciò viene dalla Chiesa cattolica, che solitamente passa per essere conservatrice, tradizionalista, lenta nell’adeguarsi ai cambiamenti. Ma, a quanto pare, in questo caso i conservatori sono proprio gli anglicani. Sentite che cosa ha detto il Vescovo John Broadhurst, Presidente di “Forward in Faith”: «Sono rimasto inorridito per il fatto che la Chiesa d’Inghilterra, mentre cercava di soddisfarci, abbia ripetutamente affermato che non possiamo avere la giurisdizione e la vita indipendente di cui la maggior parte di noi pensa di aver bisogno per continuare il nostro pellegrinaggio cristiano. Ciò che Roma ha fatto è offrire esattamente ciò che la Chiesa d’Inghilterra ha rifiutato». Avete capito? Questi anglicani, che non accettavano le novità introdotte nella loro Chiesa, prima di rivolgersi alla Chiesa cattolica, si erano rivolti alla Chiesa d’Inghilterra, chiedendo di avere una legittima autonomia (in una Chiesa dove pure c’è sempre stato spazio per le posizioni piú diverse, talvolta addirittura contraddittorie); ma la risposta è stata negativa: “No, signori; per voi non c’è posto; o vi adeguate, o... arrangiatevi!”. Quel che non è stato concesso dalla liberale Chiesa d’Inghilterra è stato concesso dalla retriva Chiesa cattolica.

E questo è un segno di grande vitalità della Chiesa cattolica. Quelle Chiese che si considerano “aperte” e moderne, semplicemente perché concedono il sacerdozio alle donne o perché ammettono omosessuali praticanti all’episcopato o perché benedicono le coppie dello stesso sesso, in realtà sono Chiese “morte”. Staremo a vedere ora che cosa succederà; ma, se consistenti gruppi aderiranno alla Chiesa cattolica, la Comunione anglicana rischia di trasformarsi in una conventicola di pochi nostalgici esagitati.

Naturalmente non dobbiamo nasconderci le difficoltà che ci aspettano. Non tutto sarà facile. Già leggendo la Costituzione apostolica e le Norme annesse si percepisce una certa confusione che inevitabilmente verrà a crearsi per la sovrapposizione dei nuovi ordinariati alle circoscrizioni territoriali esistenti (le diocesi). Negli stessi documenti emergono alcune situazioni difficilmente sanabili: i preti in situazioni matrimoniali irregolari e i sacerdoti cattolici che erano passati all’Anglicanesimo per potersi sposare. Aggiungiamoci poi le difficoltà che preti e comunità incontreranno con le Chiese di origine, soprattutto per motivi economici. Non dimentichiamo infine che, per quanto “tradizionalisti”, questi anglicani provengono da ambienti ultraliberali, per cui, inevitabilmente porteranno con sé una certa mentalità, che in qualche caso scontrerà con la tradizione cattolica. Si tratta di difficoltà reali, che non possiamo nasconderci, ma che neppure devono bloccarci: sono le difficoltà caratteristiche di una realtà vivente.

Per intanto, godiamoci questo momento di grazia; e ringraziamo il Signore, che ci dimostra, anche attraverso queste vicende, che la Chiesa cattolica (quella Chiesa data da molti per spacciata e da noi stessi spesso criticata per i suoi limiti e i suoi errori) è la vera Chiesa, della quale noi — indegnamente, ma con fierezza — facciamo parte.